VISITA LA PAGINA TWITTER DELLA ASSOCIAZIONE "SPAIDER" E RESTA INFORMATO SULLE NEWS DALMONDO
https://twitter.com/?lang=it
SPAIDER SAYS NO TO RACISM
Turchia, Erdogan: "Donne non uguali agli uomini. Il grande status che riserva loro l'Islam è essere madri". "Women are not equal to men".
25/11/2014
ANKARA - Il presidente turco e devoto musulmano Recep Tayyip Erdogan ha chiarito una volta per tutte la sua idea
delle pari opportunità intervenendo a Istanbul a un meeting dedicato proprio al tema "Donne e giustizia". Per Erdogan, le donne non sono uguali agli uomini. E ha accusato le femministe di
non comprendere lo "speciale status" che l'Islam attribuisce alle donne in quanto madri. Parole che, pronunciate alla presenza di un uditorio scelto, seppur composto prevalentemente di donne, è
stato accompagnato da scroscianti applausi. Mentre all'esterno si è immediatamente sollevato il polverone.
Bambina di 8 anni sposa un uomo di 40: muore durante la notte di nozze
Il decesso è stato causato da una emorraggia provocata dalle lesioni avuto durante la prima notte insieme
Redazione Today10 Settembre 2013
Bambina sposa
Una bambina di 8 anni è morta nello Yemen per una emorragia provocata dalle lesioni riportate durante la prima notte di nozze. La piccola aveva sposato un
uomo di 40 anni.
Una morte davvero tragica e non rara nella pratica delle spose-bambine. Secondo un rapporto del ministero degli Affari sociali più di un quarto delle donne yemenite si sposa prima
di compiere 15 anni. A nulla è valsa l'abrogazione degli anni novanta di una legge che stabiliva l'età minima per il matrimonio per le bambine a 15 anni. La legge è stata cancellata e i
genitori possono ancora decidere il futuro delle proprie figlie.
La storia è stata riportata dal giornale britannico Mail che ha citato alcuni attivisti locali. Il gruppo di attivisti ha, ora, chiesto che la famiglia della vittima e suo marito
vengano arrestati.
«Cos’è l’amore materno? Cos’è normale? Lei è mai stata in quei villaggi? Ha visto che vita miserevole fanno le bambine? È solo una fortuna se sopravvivono! Se queste bambine possono andare a
vivere in famiglie occidentali ed essere felici, è molto meglio così». Lo sfogo di una donna cinese, costretta a separarsi da sua figlia, risuona nella sua ascoltatrice, la giornalista e
scrittrice Xinran, come un dolore conosciuto. Pur essendo nata da una famiglia benestante, le storie che ha ascoltato in giro per il suo paese, e che ora sono raccolte nel commovente
libro Le figlie perdute della Cina (ed. Longanesi), sono anche la sua storia. Quella di una donna non amata dalla propria madre, a causa di un modello educativo che anteponeva
lo stato alla vita. Quella di una madre che ha cercato di prendersi cura di una seconda bambina abbandonata, e non lo ha potuto fare – perdendola per sempre in un orfanotrofio sparito
all’improvviso – a causa di una politica che perseguitava chi cercava di avere un secondo bambino da amare.
L’olocausto bianco
«Quando cerco di raccontare ciò che ho visto, molti non riescono a credermi», ci dice Xinran, una donna sorridente e minuta, che proprio oggi sarà al festival di Massenzio di Roma. «Eppure sono
stati i miei occhi a vedere le vasche a due livelli utilizzate per lavare il neonato se maschio, e affogarlo se femmina. Perché nelle campagne della Cina occidentale, la miseria e l’ignoranza,
unite alla politica governativa del figlio unico, avviata nel 1981, hanno generato uno sterminio». Quello di cento milioni di bambine, di cui nessuna statistica ufficiale conosce il
destino. Le più fortunate, una minoranza, sono state adottate quando la Cina si è aperta alle adozioni internazionali. Le altre, invece, abbandonate in orfanotrofi senza risorse, oppure soppresse
alla nascita. Nel silenzio del loro paese e dell’Occidente.
Il dolore più grande
Quello di Xinran non è un libro documentario su ciò che è successo, anche se le storie raccontate esemplificano, come in triste catalogo, il destino delle bambine cinesi e delle loro madri. La
fondatrice dell’associazione The Mother’s Bridge of Love, che si occupa di creare un ponte culturale tra la Cina e i paesi che hanno adottato le sue figlie, parla soprattutto di
dolore. Quello più assoluto, quasi il prototipo di tutti gli altri, generato dalla separazione violenta di un neonato dalla donna che lo ha generato. «Gli esseri umani sono gli animali più
emotivi del mondo. Già la perdita di una cosa piccola che ci piace o a cui teniamo – una penna, un libro, una borsa – può farci provare dolore e ansia. Provi a immaginare quanto non debbano
essere più profondi i sentimenti di una madre che ha portato nel suo grembo una creatura per nove mesi, chiedendosi per tutto il tempo come sarà. Non può fare a meno di pensarlo e non può nemmeno
fare a meno di provare dolore».
Un trucco per aggirare il silenzio
Alla sofferenza delle madri, e al loro senso di colpa, fa da sfondo una realtà economica e sociale spaventosa, di cui l’occidente quasi nulla ha voluto sapere. Quella delle campagne cinesi, dove,
ancora negli anni Ottanta e Novanta, la fame era uno spettro reale e nutrirsi un’impresa. Quello di orfanotrofi provvisori e senza né cibo né personale. Quella di un apparato statale
indifferente al vissuto delle persone, fatto di burocrati, medici, levatrici che, pur non capendo, non osavano contravvenire alle regole e alla pesantissima censura. «Quando ho cominciato un
programma radiofonico per la Radio di Nanjing, non sapevo come portare alla luce queste storie. Parlarne direttamente era vietato, e allora dovevo inventarmi modi cifrati, indiretti», spiega. «Ma
rompere il muro di silenzio era difficilissimo. Una volta, per sbaglio, salii sull’autobus con un seme di peperone sulla faccia, e una donna mi disse che avevo qualcosa sul viso. Cominciammo a
parlare e mi raccontò la sua vita. Da allora, decisi di salire sempre con qualche macchia di trucco sul viso. E così conobbi le storie di molte donne».
Ricordare la verità
Sarebbe consolatorio pensare che le cose, in Cina, siano oggi cambiate e che, proprio come l’Olocausto, lo sterminio delle bambine cinesi sia parte di una memoria pubblica trasmessa alle giovani
generazioni, affinché non si ripeta. «In parte è così», dice dolcemente Xinran, «le nuove generazioni rifiutano ogni discriminazione tra maschi e femmine e il movimento di opinione che ricorda
ciò che è successo si allarga sempre di più. Però la tragedie delle bambine scomparse è ancora un tabù culturale, di cui ufficialmente si fatica a parlare». E la condizione femminile in Cina, a
parte le zone di città, è ancora difficile, tanto che è uno dei pochi paesi al mondo dove le donne si suicidano con più frequenza degli uomini.
Molto, però, si può fare. Ricordare, raccontare, lasciando che il dolore si trasformi in un sostegno attivo, come quello promosso dall’associazione The Mother’s bridge of Love, alle
bambine cinesi che vivono all’estero. E soprattutto ricordare sempre a queste bambine, come Xinran non si stanca di fare che «le vostre madri biologiche non vi hanno rifiutato. Semplicemente, non
hanno potuto fare altrimenti».
El 6 de diciembre pasará a la historia de Washington no sólo por la entrada en vigor de la despenalización de la posesión de la marihuana. Desde ese mismo día, el matrimonio homosexual ya es
legal en ese Estado.Centenares de parejas del mismo sexo comenzaron a hacer cola a las puertas de los ayuntamientos y edificios oficiales, autorizados para expedir licencias matrimoniales, desde
que a primera hora de la tarde del miércoles se supo que la gobernadora Christine Gregoire había firmado la ley que legalizaba las bodas gais. “Desde hace varios años siembre hemos ido paso a
paso hacia el reconocimiento del matrimonio homosexual , hoy hemos dado el último”, declaró Grehoire.A las seis de la mañana de este jueves, la ciudad de Seattle ya había otorgado 279 licencias.
No obstante, hasta el domingo, que es cuando efectivamente entra en vigor la ley, no podrá celebrarse ninguna boda.Washington es el séptimo Estado en legalizar el matrimonio homosexual, tras
Nueva York, Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, Vermont y el Distrito de Columbia. El pasado 6 de noviembre, Maryland, Washington y Maine se convirtieron en los primeros territorios
de la Unión en aprobar las uniones entre personas del mismo sexo en referéndum.
Justicia alega el historial delictivo para negar el indulto a un exdrogadicto
"Diaz", nelle sale la Notte della democrazia"Così sveliamo quel luna-park violento"Alassandro Roja, già protagonista di "Romanzo criminale", racconta il film-shock che arriva nei cinema: "Un
romanzo storico sull'epidemia istantanea che si scatenò al G8: quello che vedrete è tutto vero". E sulle polemiche: "In Italia le pellicole che raccontano la nostra attualità vengono attaccate,
siamo un popolo che non vuole ricordare"di CLAUDIA MORGOGLIONELo leggo dopoAlessandro Roja nel film APPROFONDIMENTIARTICOLO"Diaz", quelle immagini necessarieper ricostruire una memoria
comuneLINKTRAILERLINKLE FOTOLINKvdROMA - "Le polemiche su Diaz? Hanno radici antiche: ricordo che scoppiarono già allo scorso Festival di Cannes, quando Domenico Procacci annunciò per la prima
volta il progetto. Da allora, non si sono più fermate. Noi del cast, però, siamo orgogliosi di aver partecipato a questo film, girato con grande onestà. E soprattutto con verità, visto che è
basato sugli atti processuali. Il nostro è un romanzo storico: si può discutere il contesto, su chi fossero i mandanti o i livelli di responsabilità. Ma che le cose andarono proprio come le
facciamo vedere sullo schermo, è al di là di ogni dubbio". Volto supermergente del nostro cinema, ex Dandi televisivo di Romanzo Criminale, nelle sale anche con altri due titoli (Magnifica
presenza e I più grandi di tutti), Alessandro Roja difende la pellicola-shock diretta da Daniele Vicari, e prodotta dalla Fandango, di cui è uno degli interpreti. E che adesso - finalmente -
sbarca nei cinema, con il via libera della censura arrivato proprio ieri: nessun divieto ai minori.
FIRENZE DICE NO AL RAZZISMO/FLORENCE SAYS NO TO RACISM
CITTADINANZA AI BAMBINI IMMIGRATI/CITIZENSHIP TO IMMIGRANT CHILDREN
ROMA - Parte dalla cittadinanza ai bambini immigrati il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi. E' su questo che lo sollecitano molti spettatori del videoforum in onda su Repubblica.it.
Perché la battaglia del ministro sembra davvero difficilissima in quest'ultimo scorcio di legislatura. "E' vero, il tempo rimasto è poco - ammette - ma io conto sulle sensibilità di diversi
esponenti politici, in tutti gli schieramenti. Su uno schieramento trasversale". "Ho fiducia - insiste - perché vedo che l'Italia reale è già integrata. Nella mia ultima visita a Caserta ho
incontrato bambini, figli di immigrati, che andavano a scuola di pomeriggio per studiare la lingua dei loro padri. E la trovavano strana. E parlavano invece con l'accento del posto. Non sono
italiani, questi?". Una risposta anche al premier che ieri - intervistato da Famiglia cristiana - aveva detto: "Insistendo sul tema della cittadinanza si rischierebbe la crisi di governo".
Dal Parlamento Europeo arriva un segnale forte a favore dei diritti degli omosessuali. Proprio mentre il segretario della più grande forza del centro-destra italiano esprime apertamente posizioni clericali e sul filo dell’omofobia. E il
Vaticanoribadisce la sua chiusura all’estensione dei diritti dei gay, bollati come “privilegi”. Rendendo
ancor più evidente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la distanza su certi temi tra il nostro Paese e le nazioni civili.
Il rapporto sulla parità dei diritti tra uomo e donna, presentato dall’eurodeputato Sophie In’t Veld e approvato dall’assemblea, ha chiarito che i governi dei Paesi membri non devono dare
“definizioni restrittive di famiglia” al fine di negare diritti e tutele agli omosessuali e ai loro figli. Inoltre, è passato la richiesta alla Commissione di stilare proposte per il
riconoscimento delle unioni gay tra gli stati membri che già le ammettono. E anche quella rivolta al Consiglio europeo di “riaffermare il principio di uguale trattamento senza distinzione di
religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale”.
Il Partito Popolare ha tentato di arginare la portata del rapporto, avanzando in particolare un emendamento per cancellare il paragrafo 7 del rapporto, che rappresenta un’apertura ai
matrimoni omosessuali. L’emendamento è stato bocciato, con 342 voti contro e 322 a favore.
L’auspicio è che questo voto in sede europea faccia comprendere quanto sia miope adeguarsi in maniera acritica alle direttive della Santa Sede. E che magari possa infondere un po’ di coraggio
alla nostra classe politica, allargandone le prospettive su temi come i diritti civili e la laicità dello Stato.
DISCRIMINAZIONE A CATANIA!DISCRIMINATION IN CATANIA!
Catania, 17 feb. (LaPresse) - Un ragazzo omosessuale, Michele Santamaria, è stato insultato e picchiato da alcuni avventori in un pub di Catania la sera di San Valentino, secondo quanto denuncia
il presidente dell'Arcigay etnea, Giovanni Caloggero in una nota. L'aggressione - si legge - è avvenuta in un locale "ubicato nei pressi del Teatro Massimo in Via Michele Rapisardi, dove il
giovane è stato aggredito a calci e pugni, minacciato con armi da taglio, solo per il suo orientamento sessuale, apostrofato con epiteti chiaramente riferiti a tale aspetto". Santamaria è stato
medicato al pronto soccorso: la prognosi è di 25 giorni. Il ragazzo ha sporto formale denuncia alla locale Questura di Catania.
"Oltre l'orrore destato dalla bestiale violenza degli aggressori- fa notare Caloggero - è da aggiungersi la assurda indifferenza dei presenti dentro il locale che non hanno ritenuto di
intervenire e, cosa ancor più grave, la assoluta irresponsabilità dei cosiddetti responsabili del locale che, non solo nulla hanno fatto per bloccare l'aggressione, ma non si sono nemmeno sentiti
in dovere di prestare il dovuto soccorso e chiamare l'ambulanza, omissioni delle quali dovranno certamente rispondere". L'Arcigay di Catania ha messo a disposizione il suo ufficio legale,
rappresentato dall'avvocato Vincenzo Drago, riservandosi di costituirsi parte civile nell'eventuale processo.